La porta senza porta - Foto di Gianna Tarantino

venerdì 9 maggio 2014

Intervista radio sulla Fotografia di Gianna Tarantino






Intervista a Gianna Tarantino: La fotografia come arte dell’attenzione

  1. Cenni biografici chi è Gianna Tarantino?

Gianna Tarantino (Taranto 1957) è fotografa e ricercatrice. Appassionata di grafica digitale,  da anni attiva nell’ambito della comunicazione multimediale,  ha curato cura i siti web dell’ Associazione Culturale Crocevia , dell’ Istituto Mediterraneodi Psicologia Archetipica ; realizza e cura alcuni Blog nell’ ambito scientifico, artistico e psicoanalitico. Opera interventi in ambito artistico e culturale, organizza convegni e mostre fotografiche.
E’ stata responsabile dell’ Ufficio Stampa di Crocevia e IMPA; dal gennaio 2010 affianca LuigiTurinese nell’organizzazione del Cenacolo di Cultura Archetipica  PerìArXòn, a Roma.
Ha partecipato all’e-book di Luigi Turinese, L’anima errante. Variazioni su Narciso (2013 ed.
flower-ed) con le immagini al testo e un contributo multimediale in video.

  1.   Cosa è la fotografia? Che rapporto c'è tra il fotografo e il mezzo?
La mia passione per la fotografia è arrivata per me in tempi relativamente recenti, con l’avvento della fotografia digitale. Questa “rivoluzione” digitale è stata  un’occasione straordinaria e per così dire “democratica” che ha dato a tutti la possibilità di avvicinarsi a questa tecnica con facilità e ad  alcuni di sviluppare e/o avvicinare la propria arte proprio attraverso di essa. Così è accaduto a me, che grazie alla semplicità, alla facilità di scattare e elaborare al computer, alla comodità di poter portare lo strumento sempre in borsetta, alla velocità della condivisone degli scatti, ho stretto un’amicizia con la mia compatta digitale, che porto sempre con me, che dura ormai da qualche tempo.

So che sono in molti, specialmente tra i fotografi professionisti, a non essere d’accordo con questa mia visione sulla fotografia digitale come grande opportunità, pensando - pur con più di qualche ragione, beninteso - che essa abbia portato a un peggioramento della fotografia in generale, intesa come “opera d’arte” fine a sé stessa.

Ma secondo me bisogna intendersi sul significato di Fotografia e sullo scopo che si prefigge chi a quest’arte si avvicina.
Personalmente intendo la fotografia come un mezzo, non un fine. Un mezzo per raggiungere qualcos’altro che non sia il solo prodotto, cioè la foto in sé. Quindi essendo la fotografia un mezzo e non un fine, lo strumento che uso per avvicinarmi a questo fine è relativamente importante. La macchinetta fotografica deve poter fare buone foto e avere buone caratteristiche tecniche, certo, ma essa è al servizio del fine, dunque ben venga la semplificazione digitale, che semplifica la tecnica ma non intacca il fine.
Per me la fotografia è ricerca. E’ conoscenza. E’ osservazione della realtà in quel momento. E’ ricezione dell’impressione di ciò che è.
L’obiettivo è il mezzo che mi ricorda che dall’altra parte ci sono io che osservo ciò che ho davanti a me. Tanto più riesco a essere presente al momento della ricezione di quell’impressione che sto fotografando, tanto più mi avvicino all’ambito della mia ricerca, che è ricerca dell’attenzione. Attenzione che può essere a una scena di vita, a un panorama, a un’insieme di colori, a un movimento ecc.
Allora è chiaro che, visto da questa prospettiva, il mezzo - digitale o analogico che sia - riveste un’importanza relativa.

Ovviamente anche il mio stato personale entra nel campo di questa ricerca, è il ruolo dell’osservatore in un fenomeno: più i miei occhi sono in un certo senso “puliti” (da pensieri, preconcetti, desideri, aspettative di fare una bella foto ecc) e più riesco a ricevere l’impressione con una maggiore completezza.
E le volte in cui avviene questo allineamento soggetto-obiettivo-osservatore e riesco a fotografare “ciò che è” avviene anche di conseguenza che chi osserva poi la foto , in una esposizione o sul pc ad es., mi riporta spesso stupito il proprio apprezzamento. Mi è successo un  mucchio di volte con le mie esposizioni: più ero stata presente a quella data impressione durante lo scatto e più il prodotto finale- la foto - aveva colpito chi la osserva.
Magia della Fotografia! L’importanza dell’”occhio” di chi è dietro l’obiettivo … Quante volte mi è capitato, ad es. durante  le varie esposizioni che ho fatto del mio lavoro fotografico su Taranto (“Taranto mi ricorda istintivamente Istanbul”, ed. edit@ 2008) ricevere lo stupore del pubblico che mi chiedeva dove fosse quello scorcio rappresentato in quella data foto, pur essendo essi stessi del luogo e pur passandoci e ripassandoci molteplici volte al giorno, a volte senza accorgersene. E’ fantastico avere questo  riscontro “sul campo”, cioè col pubblico, perché hai la conferma che  maggiore consapevolezza ci metti in uno scatto, maggiore consapevolezza trovi in chi guarda e te la riporta.  Improvvisamente “appaiono” allo sguardo mille particolari e dettagli che ordinariamente non avresti notato. L’attenzione è un grandangolo, che allarga la percezione.

  1. Cosa attrae il fotografo?
Cosa mi attrae della realtà che mi spinge a fotografare in quel momento? Me lo sono chiesta molte volte. Cosa mi chiama? Affinando un po’ negli anni l’attenzione su questo punto: dove nasce una foto?  mi sono accorta che ciò che mi attrae è sempre “una vibrazione”.
Una vibrazione. Può essere un movimento, una vibrazione di colore, una vibrazione dell’aria, una vibrazione di un sorriso, di una forma, della luce, una rifrazione… La vibrazione non è forse energia e dunque vita? Mi interessa osservare la vita.
Del resto l’etimologia stessa del termine “fotografia” la dice tutta su questo processo e su come personalmente lo intendo quando parlo di vibrazioni: è “scrivere con la luce”.
Nella mia vita professionale “nasco” come biologa, così mi ha sempre interessata  osservare il vivente (le cellule, il sangue, i batteri ecc), perciò si può dire che da sempre mi interessa osservare la vita attraverso un obiettivo: ai tempi del mio lavoro da microbiologa attraverso l’obiettivo del microscopio, oggi attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. E’ lo stesso processo: attraverso la fotografia osservo le forme, le densità, li colori, i movimenti, i particolari, le vibrazioni. Osservo in definitiva il passaggio della vita.

Mi piacerebbe fotografare il suono delle campane. E ho in mente il progetto di arrivare a fotografare l’aria.

  1. Che rapporto c'è tra fotografia e ottica?
 Be’ nella fotografia intesa come tecnica, l’ottica è tutto, dal momento che essa è lo studio del l’interazione della luce con la materia. Le lenti, la cosiddetta’ottica’ di una macchina fotografica, sono il mezzo che permette la scrittura della luce, perché è proprio l’obiettivo, che fa convergere la luce emessa da un oggetto in un punto, come una sorta di pennarello, rendendo  possibile “scrivere” la foto.
Alla mia formazione scientifico-biologica devo l’unica concessione che faccio alla“tecnica”: fotografo con le compatte Sony perché montano l’ottica Zeiss, la stessa degli obiettivi del mio microscopico di quando mi occupavo di microbiologia.
Il numero dei pixel e la risoluzione contano relativamente, essi sono più o meno importanti a seconda dell’utilizzo che farai dell’immagine, se ti serve per la stampa o per il web. Personalmente, dato che lavoro soprattutto alla grafica in rete, un numero altissimo di pixel, mi è d’impaccio se devo preparare formati in pdf o jpg come locandine per convegni, ad es.



  1. Che relazione c'è tra fotografia ed emozioni? Che relazione c'è tra fotografia ed anima, come ad esempio presso le popolazioni primitive? Quanti tipi o generi di fotografia esistono?

Personalmente ritengo che è necessario, anzi direi che oggigiorno è sempre più necessario, accostarsi all’uso dell’immagine con grande rispetto, delicatezza e una buona dose di riservatezza nei confronti del soggetto.
In questo caso la cosiddetta “emozione” c’entra parecchio, perché oggi si assiste sempre più ad una strumentalizzazione dell’ “emozione” intesa ai nostri giorni nella direzione sempre più diffusa, e a mio avviso dannosa, della “sensazionalità” , piuttosto. Lo scoop a qualsiasi costo, l’immagine che suscita impressione, sdegno, paura o sempre più forti “emozioni”. Io le chiamerei piuttosto “reazioni”. A volte, davanti a certe immagini usate in questo senso, la reazione è talmente forte, che non vedi più, reagisci. Può essere controproducente, se non dannoso un approccio simile.
A mio  avviso si può raccontare tutto, ma proprio tutto, anche in un’altra maniera, più delicata e rispettosa del soggetto, appunto;  che sia esso un essere umano o meno, vale lo stesso principio.
Riconosci il grande fotografo dal modo in cui si è posto egli stesso dietro all’obiettivo, penso ai grandi maestri come H. Cartier Bresson, Berengo Gardin… ma tanti altri…che hanno saputo raccontare tutto lo spettro delle emozioni mantenendo sempre vivo il rispetto verso il soggetto.

E’ chiaro che esistono tanti generi di fotografia, da quella naturalistica al reportage di guerra, dal ritratto al paesaggio, dal reportage d’attualità al simbolismo, ecc: personalmente prediligo le immagini meno didascaliche e più simboliche.
Raramente fotografo l’infanzia e se lo faccio, non le  pubblico quasi mai. Sì, è vero, presso alcune civiltà così dette “primitive” l’uso dell’immagine non era ben visto per il timore che un ritratto potesse “rubarti” l’anima, tuttavia secondo me è qualcosa che ha a che fare più semplicemente con la riservatezza, un naturale riserbo.


  1. Che valore può avere il tempo nella fotografia?

  1. Non saprei … di che genere di “tempo” parli.  Del tempo di esposizione dell’obiettivo, dello scorrere del tempo sui sopporti analogici o digitali e della relativa perdita progressiva della memoria, dell’evoluzione nel tempo del nostro approccio e dell’uso delle immagini, del tempo di preparazione dello scatto se la foto è un’istantanea o uno studio, del tempo interiore del fotografo di fronte a un soggetto, del tempo inteso come ricordo di altre epoche e persone che la fotografia può riportarci, del tempo atmosferico o la connotazione temporale (la moda, l’epoca, la società) che danno una peculiare atmosfera all’immagine … Sono molteplici i significati che si possono dare alla parola tempo.
Per me una fotografia è riuscita quando sa riportare una sensazione di senza tempo.



Gianna Tarantino