La porta senza porta - Foto di Gianna Tarantino

sabato 6 febbraio 2016

Fotografia e Street Art a PerìArχôn - Cenacolo di Cultura Archetipica del 15 febbraio 2016 a Roma



PerìArχôn - Cenacolo di Cultura Archetipica




Lunedì 15 Febbraio 2016
19.30-22.30
Via Clementina,7 Roma


Programma

Appunti-segnalazioni
di Luigi Turinese

La Fotografia come mezzo per esercitare l’attenzione
video e esposizione
di Gianna Tarantino*

 Pausa

"Street Art a Roma" - video di Gianna Tarantino musica di Leandro Tacconi

La Street Art
di Simona Capodimonti*

Discussione


*Gianna Tarantino è fotografa e ricercatrice
*Simona Capodimonti è storica dell’Arte e guida turistica a Roma


Guarda il video "Street Art A Roma"
Immagini di Gianna Tarantino
Musica di Leandro Tacconi


sabato 23 agosto 2014

"Tempio di Pietra al tramonto arrivano / sette rondini": lavoro fotografico sul Tempio di Hera a Metaponto - di Gianna Tarantino


Il Concept del lavoro fotografico “Tempio di Pietra/ al tramonto arrivano/ sette rondini” di Gianna Tarantino

Il luogo
Queste immagini sono state scattate nell’Heraion di Metaponto, tempio dorico del VI sec a.C. Il luogo è estremamente suggestivo e, soprattutto al tramonto, ispira un’armonia cosmica che non può sfuggire all’artista attento: le proporzioni armoniche con cui sono state costruite le sue colonne doriche non possono non entrare in risonanza con l’artista sensibile alle vibrazioni più sottili. E’ proprio ciò che ha risuonato in me fornendomi l’ispirazione per queste immagini.
Una leggenda narra che vi sia sepolto Pitagora, rifugiatosi qui dopo la fuga da Crotone in seguito alla distruzione della sua scuola esoterica. Il Tempio di Hera fu per lungo tempo esso stesso sede di una scuola esoterica (del resto Archita da Taranto era Pitagorico) ed è perfettamente orientato est-ovest il 15 agosto alla levata eliaca di Sirio (la Stella Maris della tradizione cattolica).
Affascinata dalla potenza di questo luogo, per tre anni consecutivi (2006-7-8) mi ci sono recata intorno a Ferragosto nelle ore del tramonto e le immagini che presento sono la testimonianza di ciò che in quel luogo ho vissuto e impresso nel mio obiettivo. Dall’esperienza di trasformazione che vi ho tratto è scaturito l’haiku che ha dato il titolo al lavoro fotografico, e che, nella sua tradizionale ripartizione sillabica 5/7/5, ben sintetizza, a mio avviso, l’atmosfera magica e di raccoglimento che in questo luogo si respira:
“Tempio di Pietra
Al tramonto arrivano
    Sette rondini”

Il numero
Senza avere la presunzione di emulare i Pitagorici, ma ammirandone l’antico insegnamento e sulla suggestione di quelle antiche ricerche, l’attenzione che ho posto sul numero in questo lavoro è stata massima. In osservanza della legge del 3 e la legge del 7, che secondo alcuni antichi insegnamenti regolano la diffusione dell’energia nell’universo, e ispirandomi alla ricerca dell’armonia dei numeri nelle antiche architetture magno-greche, ho “giocato” con i numeri nella creazione del mio progetto:
3 le visite consecutive gli stessi giorni alle stesse ore per 3 anni
49 (7×7) le foto del progetto
7 le rondini nell’haiku
7 + 3 di dissolvenza i secondi usati nel montaggio delle immagini nel video

L’armonia
Questo lavoro è la rappresentazione fotografica di un’esperienza di trasformazione dell’energia. Come sipuò vedere nel video si passa da una densità spessa della materia – la prima delle 49 immagini ritrae una base di una colonna dorica – per arrivare, attraverso una rarefazione della materia via via più sottile in cui i contorni delle colonne doriche divengono sempre meno percettibili fino all’ultima immagine, astratta, in cuila forma del Tempio di Hera non è più distinguibile, lasciando il posto ai colori, all’aria, all’atmosfera di quelle immagini in movimento.
E’ un percorso di estinzione, come una guarigione dalla sofferenza, dallo spesso al sottile, dalla schiavitù alla liberazione, dalla materia alla psiche, dalla separazione all’unità (per riprendere un antico concetto pitagorico). In definitiva dalla disarmonia all’armonia, che questo Tempio dorico, costruito con la Regola Aurea da antichi Maestri, testimonia senza posa attraverso i secoli.
Contemplando queste forme “al di là del mare”(significato etimologico della parola Metaponto), si ha così accesso all’”Unus mundus” (C.G.Jung) , dove tutto è allineato – collegato – in armonia. Dove un tramonto appare di nuovo libero ai nostri occhi, per quello che è: Il tramonto al Tempio di Hera di Metaponto …
(Gianna Tarantino, 2014)



Esposizioni

Esposizioni di “Tempio di Pietra/al tramonto arrivano/sette rondini” di Gianna Tarantino
Aprile 2009 – Catania, Convegno “Campi energetici tra Psiche e Materia” organizzato dall’Istituto
Mediterraneo di Psicologia Archetipica (IMPA)
Settembre 2009 – Capo d’Orlando, “INCONTRI a Villa Piccolo”
Ottobre 2009 – Taranto, Sala espositiva Circ. “Montegranaro-Salinella”Agosto 2010 – Taranto Città Vecchia -Festa dell’Unità di Quartiere
Luglio 2014 - Bernalda , Sala Incontro, Giardino Giamperduto
Agosto 2014 - Metaponto, Museo Archeologico Nazionale
Settembre 2014 - Ferrandina (MT), Sala Caputi

giovedì 10 luglio 2014

Mostra fotografica "Il Tempio di Hera tra passato e presente"- Bernalda 18/30 Luglio, Metaponto 1/31 Agosto 2014



Mostra fotografica:
“Il Tempio di Hera tra passato e presente”
a cura della dott.sa Katya Madio

Vernissage:

18 luglio 2014 – ore 20.00
Sala Incontro
Bernalda

1 agosto 2014 - ore 18.30
Museo Archeologico Nazionale
Metaponto

Cinque artisti per Metaponto:

Giorgio Sommer
Francoforte, 1834 – Napoli, 1914

Cosimo Sampietro
Roccaforzata 1856 – Bernalda 1949

Claudio Marchese
Catania 1947

Taranto 1957

Francesco La Centra
Ferrandina 1967

Patrocinio:
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Comune di Bernalda

"Dalle foto del celeberrimo fotografo ottocentesco italo-tedesco Giogio Sommer, passando per le immagini di uno dei primi fotografi del metapontino, Cosimo Sampietro, fino a giungere ai contemporanei Claudio Marchese, Gianna Tarantino e Francesco La Centra abbiamo voluto portare nei luoghi del classico il dinamismo dell'arte presente costituendo un trait-d'union tra moderno-antico/classico e contemporaneo." (Katya Madio, organizzatrice della mostra)

Esposizioni:

dal 18 al 20 Luglio 2014
Sala Incontro - Bernalda (MT)

dal 21 al 30 Luglio 2014
Hotel Giardino Giamperduto - Bernalda (MT)

dal 1 al 31 Agosto 2014
Museo Archeologico Nazionale - Metaponto (MT)

dal 3 al 7 Settembre 2014
Sala Caputi - Ferrandina (MT)





venerdì 9 maggio 2014

Intervista radio sulla Fotografia di Gianna Tarantino






Intervista a Gianna Tarantino: La fotografia come arte dell’attenzione

  1. Cenni biografici chi è Gianna Tarantino?

Gianna Tarantino (Taranto 1957) è fotografa e ricercatrice. Appassionata di grafica digitale,  da anni attiva nell’ambito della comunicazione multimediale,  ha curato cura i siti web dell’ Associazione Culturale Crocevia , dell’ Istituto Mediterraneodi Psicologia Archetipica ; realizza e cura alcuni Blog nell’ ambito scientifico, artistico e psicoanalitico. Opera interventi in ambito artistico e culturale, organizza convegni e mostre fotografiche.
E’ stata responsabile dell’ Ufficio Stampa di Crocevia e IMPA; dal gennaio 2010 affianca LuigiTurinese nell’organizzazione del Cenacolo di Cultura Archetipica  PerìArXòn, a Roma.
Ha partecipato all’e-book di Luigi Turinese, L’anima errante. Variazioni su Narciso (2013 ed.
flower-ed) con le immagini al testo e un contributo multimediale in video.

  1.   Cosa è la fotografia? Che rapporto c'è tra il fotografo e il mezzo?
La mia passione per la fotografia è arrivata per me in tempi relativamente recenti, con l’avvento della fotografia digitale. Questa “rivoluzione” digitale è stata  un’occasione straordinaria e per così dire “democratica” che ha dato a tutti la possibilità di avvicinarsi a questa tecnica con facilità e ad  alcuni di sviluppare e/o avvicinare la propria arte proprio attraverso di essa. Così è accaduto a me, che grazie alla semplicità, alla facilità di scattare e elaborare al computer, alla comodità di poter portare lo strumento sempre in borsetta, alla velocità della condivisone degli scatti, ho stretto un’amicizia con la mia compatta digitale, che porto sempre con me, che dura ormai da qualche tempo.

So che sono in molti, specialmente tra i fotografi professionisti, a non essere d’accordo con questa mia visione sulla fotografia digitale come grande opportunità, pensando - pur con più di qualche ragione, beninteso - che essa abbia portato a un peggioramento della fotografia in generale, intesa come “opera d’arte” fine a sé stessa.

Ma secondo me bisogna intendersi sul significato di Fotografia e sullo scopo che si prefigge chi a quest’arte si avvicina.
Personalmente intendo la fotografia come un mezzo, non un fine. Un mezzo per raggiungere qualcos’altro che non sia il solo prodotto, cioè la foto in sé. Quindi essendo la fotografia un mezzo e non un fine, lo strumento che uso per avvicinarmi a questo fine è relativamente importante. La macchinetta fotografica deve poter fare buone foto e avere buone caratteristiche tecniche, certo, ma essa è al servizio del fine, dunque ben venga la semplificazione digitale, che semplifica la tecnica ma non intacca il fine.
Per me la fotografia è ricerca. E’ conoscenza. E’ osservazione della realtà in quel momento. E’ ricezione dell’impressione di ciò che è.
L’obiettivo è il mezzo che mi ricorda che dall’altra parte ci sono io che osservo ciò che ho davanti a me. Tanto più riesco a essere presente al momento della ricezione di quell’impressione che sto fotografando, tanto più mi avvicino all’ambito della mia ricerca, che è ricerca dell’attenzione. Attenzione che può essere a una scena di vita, a un panorama, a un’insieme di colori, a un movimento ecc.
Allora è chiaro che, visto da questa prospettiva, il mezzo - digitale o analogico che sia - riveste un’importanza relativa.

Ovviamente anche il mio stato personale entra nel campo di questa ricerca, è il ruolo dell’osservatore in un fenomeno: più i miei occhi sono in un certo senso “puliti” (da pensieri, preconcetti, desideri, aspettative di fare una bella foto ecc) e più riesco a ricevere l’impressione con una maggiore completezza.
E le volte in cui avviene questo allineamento soggetto-obiettivo-osservatore e riesco a fotografare “ciò che è” avviene anche di conseguenza che chi osserva poi la foto , in una esposizione o sul pc ad es., mi riporta spesso stupito il proprio apprezzamento. Mi è successo un  mucchio di volte con le mie esposizioni: più ero stata presente a quella data impressione durante lo scatto e più il prodotto finale- la foto - aveva colpito chi la osserva.
Magia della Fotografia! L’importanza dell’”occhio” di chi è dietro l’obiettivo … Quante volte mi è capitato, ad es. durante  le varie esposizioni che ho fatto del mio lavoro fotografico su Taranto (“Taranto mi ricorda istintivamente Istanbul”, ed. edit@ 2008) ricevere lo stupore del pubblico che mi chiedeva dove fosse quello scorcio rappresentato in quella data foto, pur essendo essi stessi del luogo e pur passandoci e ripassandoci molteplici volte al giorno, a volte senza accorgersene. E’ fantastico avere questo  riscontro “sul campo”, cioè col pubblico, perché hai la conferma che  maggiore consapevolezza ci metti in uno scatto, maggiore consapevolezza trovi in chi guarda e te la riporta.  Improvvisamente “appaiono” allo sguardo mille particolari e dettagli che ordinariamente non avresti notato. L’attenzione è un grandangolo, che allarga la percezione.

  1. Cosa attrae il fotografo?
Cosa mi attrae della realtà che mi spinge a fotografare in quel momento? Me lo sono chiesta molte volte. Cosa mi chiama? Affinando un po’ negli anni l’attenzione su questo punto: dove nasce una foto?  mi sono accorta che ciò che mi attrae è sempre “una vibrazione”.
Una vibrazione. Può essere un movimento, una vibrazione di colore, una vibrazione dell’aria, una vibrazione di un sorriso, di una forma, della luce, una rifrazione… La vibrazione non è forse energia e dunque vita? Mi interessa osservare la vita.
Del resto l’etimologia stessa del termine “fotografia” la dice tutta su questo processo e su come personalmente lo intendo quando parlo di vibrazioni: è “scrivere con la luce”.
Nella mia vita professionale “nasco” come biologa, così mi ha sempre interessata  osservare il vivente (le cellule, il sangue, i batteri ecc), perciò si può dire che da sempre mi interessa osservare la vita attraverso un obiettivo: ai tempi del mio lavoro da microbiologa attraverso l’obiettivo del microscopio, oggi attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. E’ lo stesso processo: attraverso la fotografia osservo le forme, le densità, li colori, i movimenti, i particolari, le vibrazioni. Osservo in definitiva il passaggio della vita.

Mi piacerebbe fotografare il suono delle campane. E ho in mente il progetto di arrivare a fotografare l’aria.

  1. Che rapporto c'è tra fotografia e ottica?
 Be’ nella fotografia intesa come tecnica, l’ottica è tutto, dal momento che essa è lo studio del l’interazione della luce con la materia. Le lenti, la cosiddetta’ottica’ di una macchina fotografica, sono il mezzo che permette la scrittura della luce, perché è proprio l’obiettivo, che fa convergere la luce emessa da un oggetto in un punto, come una sorta di pennarello, rendendo  possibile “scrivere” la foto.
Alla mia formazione scientifico-biologica devo l’unica concessione che faccio alla“tecnica”: fotografo con le compatte Sony perché montano l’ottica Zeiss, la stessa degli obiettivi del mio microscopico di quando mi occupavo di microbiologia.
Il numero dei pixel e la risoluzione contano relativamente, essi sono più o meno importanti a seconda dell’utilizzo che farai dell’immagine, se ti serve per la stampa o per il web. Personalmente, dato che lavoro soprattutto alla grafica in rete, un numero altissimo di pixel, mi è d’impaccio se devo preparare formati in pdf o jpg come locandine per convegni, ad es.



  1. Che relazione c'è tra fotografia ed emozioni? Che relazione c'è tra fotografia ed anima, come ad esempio presso le popolazioni primitive? Quanti tipi o generi di fotografia esistono?

Personalmente ritengo che è necessario, anzi direi che oggigiorno è sempre più necessario, accostarsi all’uso dell’immagine con grande rispetto, delicatezza e una buona dose di riservatezza nei confronti del soggetto.
In questo caso la cosiddetta “emozione” c’entra parecchio, perché oggi si assiste sempre più ad una strumentalizzazione dell’ “emozione” intesa ai nostri giorni nella direzione sempre più diffusa, e a mio avviso dannosa, della “sensazionalità” , piuttosto. Lo scoop a qualsiasi costo, l’immagine che suscita impressione, sdegno, paura o sempre più forti “emozioni”. Io le chiamerei piuttosto “reazioni”. A volte, davanti a certe immagini usate in questo senso, la reazione è talmente forte, che non vedi più, reagisci. Può essere controproducente, se non dannoso un approccio simile.
A mio  avviso si può raccontare tutto, ma proprio tutto, anche in un’altra maniera, più delicata e rispettosa del soggetto, appunto;  che sia esso un essere umano o meno, vale lo stesso principio.
Riconosci il grande fotografo dal modo in cui si è posto egli stesso dietro all’obiettivo, penso ai grandi maestri come H. Cartier Bresson, Berengo Gardin… ma tanti altri…che hanno saputo raccontare tutto lo spettro delle emozioni mantenendo sempre vivo il rispetto verso il soggetto.

E’ chiaro che esistono tanti generi di fotografia, da quella naturalistica al reportage di guerra, dal ritratto al paesaggio, dal reportage d’attualità al simbolismo, ecc: personalmente prediligo le immagini meno didascaliche e più simboliche.
Raramente fotografo l’infanzia e se lo faccio, non le  pubblico quasi mai. Sì, è vero, presso alcune civiltà così dette “primitive” l’uso dell’immagine non era ben visto per il timore che un ritratto potesse “rubarti” l’anima, tuttavia secondo me è qualcosa che ha a che fare più semplicemente con la riservatezza, un naturale riserbo.


  1. Che valore può avere il tempo nella fotografia?

  1. Non saprei … di che genere di “tempo” parli.  Del tempo di esposizione dell’obiettivo, dello scorrere del tempo sui sopporti analogici o digitali e della relativa perdita progressiva della memoria, dell’evoluzione nel tempo del nostro approccio e dell’uso delle immagini, del tempo di preparazione dello scatto se la foto è un’istantanea o uno studio, del tempo interiore del fotografo di fronte a un soggetto, del tempo inteso come ricordo di altre epoche e persone che la fotografia può riportarci, del tempo atmosferico o la connotazione temporale (la moda, l’epoca, la società) che danno una peculiare atmosfera all’immagine … Sono molteplici i significati che si possono dare alla parola tempo.
Per me una fotografia è riuscita quando sa riportare una sensazione di senza tempo.



Gianna Tarantino






martedì 5 novembre 2013

L'anima errante. Variazioni su Narciso - E-book + Libro - Luigi Turinese, 2013, Ed. flower-ed




L'anima errante. Variazioni su Narciso

E-book + Libro



Immagine di copertina, immagini a commento del testo e contributo multimediale (video: "Narciso e lo specchio d'acqua") di Gianna Tarantino

Autore: Luigi Turinese

Contributi di:
Carlo de Blasio
Augusto Romano
Ferruccio Vigna
Maria Fiammetta Iovine
Federico Gizzi
Rossella Sofia Bonfiglioli
Daniele Capuano
Gianna Tarantino

L'indice degli argomenti dell'e-book

La pagina dell'E-book su facebook

venerdì 22 marzo 2013

La grafica di Gianna Tarantino

Di seguito il materiale grafico realizzato da Gianna Tarantino per convegni ed eventi culturali:


Convegno Dionisismi - 30 Novembre 2013, Roma - Locandina:







 Convegno L'anima errante. Variazioni su Narciso - 17 Novembre 2012, Roma - Brochure:







Seminario Elementi immaginali della cura - Catania, 2011 - Brochures e Locandine:



Seminario Elementi religiosi della cura, Catania 2010 - Brochures e Segnalibro:

Seminari Mitologie della Psiche, Catania 2010 - Locandina:




Seminari Mitologie della Psiche, Catania 2011 - Locandina:

La fotografia di Gianna Tarantino recensione di Luigi Turinese


La recensione di Luigi Turinese


La fotografia è – almeno in apparenza – fedele riproduzione della realtà. Essa tuttavia – come nella produzione di Gianna Tarantino – può mettersi al servizio di una visione archetipica, ovvero suggerire la presenza di forme originarie.


Le due serie che riproduciamo sul nostro sito suggeriscono sin dai titoli un sottotesto che le illumina.


La prima – Il percorso dell’analisi – parte da un ammasso di blocchi di pietra per esitare in un fuoco che trasforma. Le diverse tappe riproducono svariate focalizzazioni su particolari architettonici che sono altrettante tappe di un descensus ad inferos che è anche un paradossale ascensus ad superos, in unacoincidentia oppositorum che è, appunto, la meta del percorso dell’analisi.


La seconda – Un haiku – rispetta la tradizionale tripartizione metrica dell’haiku giapponese attraverso la corrispondenza con sette fotografie che conducono al blu assoluto – vero e proprio blu alchemico, per citare il titolo di una famosa comunicazione di James Hillman – come le celebri dieci immagini della caccia al bue si concludono con la riproduzione del Vuoto, meta auspicata della via zen.


note di Luigi Turinese